Recensione libro:

Eleanor Trevelyan  di Bess Tarleton

 

Eleanor

Con Eleanor Trevelyan, Bess Tarleton ci regala un viaggio indimenticabile nella Cornovaglia dei primi dell’Ottocento, tra scogliere spazzate dal vento, segreti di famiglia e passioni taciute troppo a lungo.

La protagonista, Eleanor, è una figura femminile di straordinaria complessità, determinata ma vulnerabile, perché soggetta alle leggi sessiste del suo tempo. Eleanor, le due sorelle e la madre, dopo la morte sospetta del padre, si ritrovano in casa un tutore che prenderà possesso di tutte le proprietà e, vorrebbe disporre anche delle loro vite.

I segreti e i dubbi sul passato dell’antica casata verranno alla luce portando la famiglia sull’orlo del baratro e la stessa Eleanor verso pericoli dai quali, all’epoca una donna, si trovava completamente disarmata.

L’autrice intreccia con eleganza il dramma familiare, la tensione del mistero e il palpito del romance, costruendo un’atmosfera che mi ricorda i grandi autori inglesi, ma con una voce narrativa moderna e avvolgente. Ogni dialogo è calibrato, ogni descrizione contribuisce a far respirare l’aria salmastra della Cornovaglia, ogni sguardo nasconde qualcosa che spinge il lettore a proseguire, con attrattiva, nella lettura.

La scrittura di Tarleton è raffinata, evocativa, ma sempre accessibile. Le scene d’amore sono cariche di tensione emotiva più che fisica, e questo le rende più intense. I personaggi secondari: le sorelle, la madre enigmatica, il magistrato forestiero, non sono semplici comparse, ma tasselli essenziali di un mosaico narrativo costruito con maestria.

L’ho letto con il cuore in gola e mi ha lasciato un senso di nostalgia una volta finito. Un romanzo con un perfetto equilibrio tra mistero, sentimento e introspezione. Ambientato in altri tempi, ma molto attuale perché Eleanor è una protagonista capace di incarnare una forza tutta contemporanea.

In una parola: magnetico.

Voto: ⭐️⭐️⭐️⭐️⭐️
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Recensione

Recensione: “Un altro libro inutile” di Eva Santini

Eva Santini ci regala una storia brillante, ironica e profondamente umana, capace di farti ridere e meditare nello stesso momento.

Leo, il protagonista, è l’emblema di quella generazione intrappolata tra il desiderio di cambiare e la paura di farlo davvero. Attraverso il suo sguardo disilluso e pieno di sarcasmo, ci ritroviamo a specchiarci nelle sue esitazioni, nei suoi fallimenti, ma anche nei piccoli momenti di lucidità che lo vedono pronto a riprendersi la vita.

Il rapporto con Maurizio, il mentore fuori dagli schemi, è uno dei punti più belli del romanzo: i loro dialoghi sono taglienti, autentici, mai forzati. La loro amicizia ha per Leo l’effetto di un caffè preso al momento giusto, mentre di senti giù. La voce di Leo, è autentica, viva, con quell’ironia disillusa che diventa scudo verso una vita che non ha il coraggio di afferrare.

Lo stile di Eva Santini è diretto ma poetico, capace di alternare momenti di leggerezza a riflessioni che colpiscono il cuore. Si percepisce la cura con cui ogni parola è stata scelta è la sincerità di un’autrice che non cerca di piacere a tutti, ma di costruire personaggi veri. Il finale ci presenta un colpo di scena: se volete sapere qual è, leggetelo! Non ne rimarrete delusi.

Vi consiglio un libro

Rob roy di Walter scott

“Rob Roy” di Walter Scott è un capolavoro del romanzo storico, un viaggio avvincente tra le tensioni politiche, le passioni e i contrasti sociali della Scozia del XVIII secolo. Scott, con la sua prosa elegante e ricca di sfumature, riesce a intrecciare storia, avventura e sentimento in un racconto che cattura senza risentire del tempo.

Il giovane Francis Osbaldistone, protagonista del romanzo, incarna il classico eroe romantico, sospeso tra il dovere e la libertà, tra l’Inghilterra ordinata e la Scozia selvaggia e indomita. Sullo sfondo, la figura leggendaria di Rob Roy MacGregor, (figura poi ripresa da Alexandre Dumas con Robin Hood): bandito, patriota e simbolo di ribellione, domina la scena con il suo carisma e la sua umanità profonda, divenendo emblema della lotta per la dignità e l’indipendenza del popolo scozzese.

Scott riesce come pochi a fondere realismo storico e spirito romantico, restituendo al lettore un mondo vivido e pulsante, fatto di paesaggi montani, clan orgogliosi e valori antichi. Le descrizioni della natura scozzese sono di una bellezza evocativa, quasi poetica, e l’intreccio, pur complesso, mantiene sempre una tensione narrativa altissima.

Rob Roy” non è solo un romanzo d’avventura, ma anche una riflessione sul potere, sull’identità e sulla libertà individuale. È un libro che continua a parlare al lettore moderno con la stessa forza di due secoli fa, confermando Walter Scott come uno dei grandi maestri della narrativa europea.

Rob Roy è una lettura imperdibile per chi ama la letteratura storica, i paesaggi romantici e le storie di coraggio e passione. Un classico intramontabile, capace di emozionare e far riflettere.

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Immagine di copertina di Lorenzo Pompei

Secondo capitolo

2) A Northill

Patrick era impaziente di sentire dal fratello tutti i particolari sulla morte dei genitori. Appena si fu rimesso in ordine e cambiato, si recò nel salone dove Ronald lo aspettava:

«Fratello mio carissimo, che gioia rivederti! Non immagini il dolore e lo sconforto nel trovarmi da solo ad affrontare il triste evento.»

«Sono molto addolorato per quanto è avvenuto! Avrei desiderato essere anch’io accanto a loro come te, ma cos’è accaduto? Raccontami ti prego.»

«Stavano bene fino a circa otto mesi fa, poi tutto cominciò durante un banchetto: si sentirono male e si accasciarono sulla tavola. A nulla valsero le cure e morirono durante la notte. Io rimasi con loro fino all’ultimo, ma non ripresero mai conoscenza. Dopo alcuni giorni, si ammalarono i servitori più vicini a nostro padre e morirono in molti, fra nobili e servitori. Dicono si sia trattato di un’epidemia, ora fortunatamente è terminata, ma abbiamo perso molti amici e dipendenti del castello.»

Entrò una giovane donna elegantemente vestita, accompagnata dalla cameriera che portava un vassoio con una caraffa di idromele e tre tazze. Ronald l’accolse con un sorriso e fece le presentazioni:

«La Contessa Amanda di Remans, la mia fidanzata. Dovevamo sposarci, ma il lutto ha fermato ogni nostro progetto.»

«I nostri progetti riprenderanno, mio caro, e sarò felice di divenire vostra sposa quando il lutto sarà terminato!» Rispose la giovane con dolcezza, mentre porgeva a Ronald la bevanda. Patrick li guardò e intuì l’amore che c’era tra di loro.

Lady Amanda versò l’idromele nelle tazze, ma per Ronald lo servì in una magnifica coppa con decorazioni raffinate, un regalo che lei stessa gli aveva portato dalla sua contea.

“Che ragazza amorevole! – pensò Patrick – E com’è bella: sembra un angelo! Anch’io vorrei innamorarmi di una fanciulla come lei ed esserne ricambiato.” Abituato ormai al vino francese, non apprezzò l’idromele, ne bevve pochi sorsi e lo lasciò in un angolo, mentre affascinato seguiva la conversazione tra lady Amanda e suo fratello.

La sera si tenne un banchetto in onore del suo ritorno, durante il quale sir Harrison lo presentò ai nuovi collaboratori:

«Lord Patrick Dawson di Northill!» Il suo ingresso suscitò lo stupore di tutti i presenti, la sua figura alta ed elegante ricordava molto il conte padre, gli occhi azzurri e il sorriso dolce evocavano la bellezza amabile della madre. Il fisico temprato dalle battaglie, e dalle lunghe cavalcate, suscitava l’approvazione di tutte le dame presenti nel salone, che non esitavano ad avvicinarsi per essere presentate.

Durante il banchetto, si trovò seduto accanto a lady Amanda ed ebbe così modo di conoscerla meglio: la giovane era timida, si mostrava imbarazzata nel parlare con lui, ma era molto educata e cortese.

«Venite da molto lontano lady Amanda?»

«Sì, lord Patrick, vengo dalla contea di Remans distante circa quattrocento leghe. Mio padre era il defunto conte. Sono stata invitata a Northill assieme ad altre giovani delle varie contee, in modo da essere presentate a lord Ronald per la scelta della futura sposa. Il suo sguardo si è posato su di me e ne sono immensamente onorata e felice; l’ho amato dal primo momento in cui ci siamo incontrati.»

«Non si può non amare mio fratello: è l’uomo migliore che ci sia! Se voi lo amate e siete saggia quanto gentile e bella, sono certo che Northill non potrà avere contessa migliore.»

Lady Amanda si illuminò in viso e ringraziò del complimento, chinando il capo garbatamente. Patrick la guardava con discrezione, cercando di non importunarla troppo con la propria curiosità, ma era affascinato da lei.

“È modesta, umile e dolcissima: sarà un’ottima moglie per Ronald.”

Il banchetto fu ricco di ogni genere di squisitezze e vini pregiati, la conversazione gradevole confortò Patrick, che cominciò a rilassarsi pensando che la contea sarebbe stata ben amministrata dal fratello e da lady Amanda. Però non riusciva a partecipare alla festa come avrebbe desiderato: il suo stomaco, dopo i giorni di viaggio, si rifiutava di collaborare. Fu assalito da dolori, che si manifestavano ogni volta che ingeriva del cibo. Decise di mangiare poco e rifiutò il vino che vedeva davanti a sé. Anche quando si avvicinò Ronald per brindare, dovette a malincuore fingere di bere per non farsi deridere da lui, come avveniva da ragazzo quando il fratello lo incitava a bere…(continua)

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Recensione libro:

Moll Flanders

di Daniel Defoe

Trama

La storia inizia nella prigione di Newgate a Londra, dove Moll viene abbandonata dalla madre a soli sei mesi di età, da lì inizia un percorso avventuroso attraverso la povertà, la prostituzione e i furti. Defoe presenta con Moll Flanders un personaggio straordinario, una donna che lotta per sopravvivere non seguendo gli stereotipi morali del suo tempo ma, dotata di un profondo senso degli affari, non esiterà ad utilizzare l’unico bene che possiede: la bellezza, per raggiungere la sicurezza economica e la rispettabilità.

Recensione

Con una narrativa avvincente, l’autore dipinge magistralmente un quadro della società del XVIII secolo, esplorando temi universali come la lotta per la sopravvivenza e la rivendicazione della propria dignità. Moll è una figura complessa e la sua evoluzione nel corso della storia è coinvolgente. La vediamo destreggiarsi attraverso le difficoltà e adattarsi alle circostanze con un coraggio da eroina.

L’abilità di Defoe nel creare dialoghi vivaci e descrizioni dettagliate rende la storia avvincente e immersiva. La trama è ricca di colpi di scena e la varietà di personaggi che Moll incontra durante il suo percorso aggiungono ulteriore profondità alla narrazione.

Il romanzo offre uno sguardo acuto sulla condizione umana e sociale del periodo, riflettendo la dura realtà di chi, come Moll, lotta per sopravvivere in un mondo ostile. La scrittura di Defoe riesce a cogliere le sfumature della psicologia di Moll in modo penetrante, senza mai giudicarla moralmente.

La storia si può definire un’affascinante esplorazione della resilienza umana e della capacità di trasformare una vita segnata dal degrado in un’altra contrassegnata da rispetto e prosperità. “Moll Flanders” è un’opera che non risente del tempo, si legge piacevolmente e lo consiglio a tutti i lettori adulti.

Un libro ti porta lontano

di Marcella Piccolo

Un libro ti prende e ti porta lontano

Un libro ti prende e ti porta lontano
in città o paesi per vivere sogni e avventure.
Su mari impetuosi al timone di antichi velieri
o in verdi lagune sfiorate da venti leggeri.
Ti spinge a seguire Pirati o Regine
ti dà tanti amici con i quali gioire.
Ti porta in capanne, palazzi o manieri,
volando nel vento su arditi destrieri.
Un libro ti prende pian piano la mano
e senza bagagli ti porta lontano!

  (di Marcella Piccolo)

Tutti i colori della street art!

Quadraro: Il Museo di Urban Art di Roma – M.U.Ro.  tra il VI° e il X° Municipio, è un museo a cielo aperto: una collezione di opere di Urban Artist di tutto il mondo realizzate per i cittadini un modo autentico per recuperare le aree urbane, dando nuovo impulso a luoghi abbandonati e in forte degrado. Lo street artist David Daivù Vecchiato ha creato, nel 2010, il progetto M.U.Ro, che eleva tutta la zona a museo a cielo aperto. L’opera più significativa in zona è  Nido di vespe, realizzata da Lucamaleonte. “Nido di vespe” era, infatti, il nomignolo del quartiere dall’anima antifascista, durante la Seconda Guerra Mondiale.

Lungotevere – Triumphs and laments  L’arte urbana non è esclusiva delle periferie. Lungo l’argine del Tevere, infatti, da ponte Sisto a ponte Mazzini, William Kentridge ha realizzato Triumphs and laments. Questo fregio della lunghezza di 500 metri rappresenta diversi momenti della storia della città, dall’antichità ad oggi. Vi sono narrate grandi vittorie e grandi sconfitte. La tecnica con cui è stata realizzata è sorprendente. I disegni, infatti, sono ottenuti dalla pulitura selettiva della materia organica e non che si è depositata, nel tempo, sul muro dell’argine.

Centocelle – Forte Prenestino Il Forte Prenestino è uno dei luoghi underground della città più interessanti. Merita l’attenzione anche per le decorazioni murali di cui si fregia: le due gallerie del Forte presentano interventi di diversi artisti illuminate di un suggestivo rosso. Ma quasi tutti i muri del centro sono occupati da murali. Gli stili sono variegati e differenti con un intrinseco valore sociale oltre che decorativo.


Tor Marancia – Big City Life  La naturale conclusione di questa rassegna non poteva che essere il progetto Big City Life, ideato da 999Contemporary. Nel 2015, ha ridato vita a un intero comprensorio del quartiere Tor Marancia. Sono 22 le opere d’arte monumentali realizzate in tale contesto. Venti artisti internazionali hanno lavorato per rimuovere il grigiore delle undici palazzine del comprensorio di via di Tor Marancia n°63. Ogni murale ha una natura formale e semantica connessa all’edificio che li ospita. Sono ispirati da episodi legati all’esistenza di e in quello specifico edificio. L’intervento degli artisti ha trasformato il complesso residenziale in una realtà museale unica. Il progetto è, inoltre, stato selezionato alla Biennale di Architettura di Venezia del 2016.

https://www.amicidiroma.it/tutti-i-colori-della-street-art.html

RECENSIONE

La ragazza della neve

di Pam Jenoff

Trama

Germania 1944, Noa è una ragazza olandese di sedici anni rimasta incinta dopo aver frequentato un soldato tedesco, viene scacciata di casa dai genitori. Sola e senza mezzi per mantenersi, sarà costretta a partorire in un ospedale tedesco e consegnare il bambino a loro, per il progetto Lebensborn.

Dopo partorito però, Noa vorrebbe tenersi il bambino, ma ormai è troppo tardi, dovrà uscire nella neve e ricominciare la sua vita. Troverà lavoro come donna della pulizie in una stazione ferroviaria e il caso la metterà davanti a una situazione che le farà ricordare suo figlio: in un carro merci in sosta, scopre decine di bambini ebrei destinati a un campo di concentramento. Non ci pensa un attimo, prende uno dei neonati e fugge fuori nella neve. Dopo ore di cammino e ormai priva di forze, troverà rifugio assieme al bambino in un circo tedesco e lì incontrerà Astrid, artista ebrea costretta a nascondersi.

RECENSIONE

La capacità di dell’autrice di dipingere vividamente gli orrori della guerra e l’umanità resiliente in mezzo a essi è notevole. La descrizione dei personaggi e delle loro vite contribuisce a creare una connessione emotiva con la storia, permettendo ai lettori di immergersi completamente nelle vicende di Noa e Astrid.

Noa comincerà a volteggiare sul trapezio sotto la guida di Astrid, Dovranno imparare a fidarsi l’una dell’altra, non solo sul trapezio, ma anche nella vita, per nascondere i loro segreti, vincere la loro disperazione e cercare di sopravvivere tra amici e nemici, tra incursioni della polizia tedesca e tutti gli orrori della guerra.

“La ragazza della neve” è un romanzo che affronta tematiche difficili con sensibilità e profondità, offrendo una visione toccante della forza dell’amore, della sopravvivenza e della speranza verso il futuro anche nei momenti più bui della storia umana. La trama coinvolgente e i personaggi ben sviluppati rendono questo libro una lettura indimenticabile.

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Recensione

Il signore di Ballantrae

di Robert Louis Stevenson

Pagine 329 

Prezzo Kindle 1,99

Biografia

Robert Louis Stevenson: Romanziere, saggista e poeta scozzese (Edimburgo 1850 – Vailima, Upolu, isole Samoa, 1894).

Viaggiò a lungo per il mondo in cerca di un clima favorevole alla sua salute, incontrando avventure e collezionando esperienze da cui trasse ispirazione per i suoi numerosi romanzi:

Opere: L’Isola del tesoro (1883). Gli accampati di Silverado (1883). Il ladro di cadaveri (1884).Il principe Otto (1885). Lo strano caso del dottor Jekyll e Mister Hyde (1886). La freccia nera (1888). Il signore di Ballantrae (1888) e molti altri.

Un Capolavoro Intrigante e Avvincente

Conoscendo già l’autore, ho voluto ampliare la conoscenza di Robert Louis Stevenson con il suo straordinario romanzo “Il signore di Ballantrae”. Quest’opera, intrisa di dramma, avventura e mistero, ha catturato la mia immaginazione sin dalle prime righe

Stevenson ha creato un mondo ricco di personaggi complessi e avvincenti, due sono i principali che si avvicendano nella storia, i due figli del Lord, rampolli di un’antica casata scozzese: due fratelli completamente diversi per aspetto e personalità. Uno è bello, intrigante e scapestrato avventuriero, amato dal padre e da tutti, l’altro è insignificante, rispettoso, fedele e saggio amministratore ma sottovalutato dal padre. Poi c’è la bella e ricca cugina innamorata di uno dei due ma che sposerà (non dico chi). L’evoluzione di questi e di altri personaggi, sottolineano la grande maestria dello scrittore nel dipingere ritratti psicologici intricati.

La trama, ricca di colpi di scena, tradimenti, suspense ed episodi anche raccapriccianti, tiene incollati i lettori a ogni pagina. Stevenson dimostra la sua grande abilità nel creare atmosfere oscure e tensioni palpabili, conducendo il lettore attraverso un viaggio emozionante e imprevedibile.

La prosa di Stevenson è una delizia letteraria. La sua capacità di dipingere scenari vividi con parole eleganti è affascinante, trasportando il lettore direttamente nella Scozia del XVIII secolo. La maestria con cui intreccia la storia con elementi romantici e avventurosi rende il libro un capolavoro senza tempo.

In conclusione, “Il signore di Ballantrae” è un romanzo straordinario che non solo soddisfa le aspettative, ma le supera. Un’esperienza letteraria indimenticabile che consiglio a tutti gli amanti della narrativa classica e di avventura.

(Marcella Piccolo)