L’ispettore dal cuore d’oro


I primi due capitoli

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Teddy è un ispettore di polizia, sempre pronto a gettarsi nella mischia per combattere la criminalità, ma pronto anche a proteggere ed aiutare i più deboli ed indifesi. Un giorno alla centrale incontra un ragazzo (Roberto) che vorrebbe presentare la domanda per fare il poliziotto, no sfugge a Teddy che Roberto è un ragazzo Down quindi cerca di scoraggiarlo ma…

 

1) L’ispettore

L’ispettore Teddy scese da l’auto, pensando che, anche se da molti era definito un grande poliziotto, lui più semplicemente, (e modestamente) amava definirsi un “grosso poliziotto” per la sua mole alquanto fuori della media sia in altezza che (ahimè) in larghezza!

Ciò però non toglieva nulla al suo fascino; chi lo incontrava una volta, non lo dimenticava più, per quel suo sorriso, un po’ fanciullesco che metteva tutti a proprio agio e faceva credere che con lui si poteva parlare liberamente senza temere di essere arrestati. Salvo poi ritrovarsi in manette in men che non si dica!

Era sempre efficiente e disponibile; chi si rivolgeva a lui, lo trovava subito pronto ad offrire aiuto per risolvere problemi sia piccoli che impegnativi, lui aveva sempre tempo per tutti!

Di carattere amichevole non si sottraeva all’opportunità di fare conversazione con chiunque, senza però dimenticare di essere un poliziotto e quindi, memorizzando ogni informazione che potesse poi tornargli utile.

Infine diciamo pure che era un uomo molto simpatico alle ragazze, un po’ per la sua mole statuaria che ispirava un desiderio di protezione, ma anche per quel suo modo tenero e rispettoso con cui si rivolgeva loro.

Alla bella età di quarant’anni, era ancora single, forse perché non aveva trovato la ragazza che poteva aprire una breccia abbastanza profonda nel suo cuore, o forse perché era ormai talmente dedicato al lavoro, e il suo tempo già ampiamente occupato per gli altri, da non avere più neanche l’idea di potersene servire per i suoi interessi personali.

Perciò, a meno che non fosse stato proprio l’amore a imbattersi in lui, non si sarebbe mai preso la briga di andarlo a cercare.

2) Dentro i locali della Centrale

Quel pomeriggio alla centrale tutto era tranquillo, nessuno in sala d’aspetto, solo un ragazzo allo sportello, che domandava i moduli per iscriversi al corso di allievo poliziotto.

Visto di spalle, sembrava alquanto piccolo, forse troppo giovane, pensò Teddy, vedendo una piccola testa bionda che a malapena arrivava allo sportello.

Appena entrato, salutò il caporale, il sergente Esposito e il sergente Micaela Contini che lo guardò rispondendo al saluto e illuminandosi in viso come se fosse improvvisamente apparso il sole in una nebbiosa giornata di novembre.

Micaela era una ragazza molto spigliata e sbarazzina, sapeva destreggiarsi in mezzo a tanti colleghi uomini e gradiva, sul lavoro, essere considerata semplicemente un sergente al pari degli altri sergenti di sesso maschile. Prendeva il suo lavoro, come una missione, soprattutto indirizzata verso la difesa delle donne e dei più deboli, questo, contribuiva molto ad avvicinarla all’ispettore Teddy per il quale nutriva un’ammirazione smisurata.

Si sentì squillare il telefono, il sergente Esposito rispose, sembrava una telefonata alquanto agitata; guai in vista! Pensò l’ispettore.

«Buongiorno, ispettore!» Lo salutò Esposito appena conclusa la telefonata.

«Un caso di violenza domestica, una donna si è andata a rifugiare dalla vicina, con la faccia insanguinata perché il marito l’ha presa a pugni!»

«Andiamo!» Disse pronta il sergente Micaela Contini, «muoviti Esposito!»

«Calma!» Intervenne il tenente, rivolto a Micaela, «ma proprio lei deve andare? Tienila d’occhio Esposito, Questa lo uccidere subito, senza nemmeno interrogarlo!»

«Io non uccido, Tenente! Ma una bella lezione a questi tipi ci vorrebbe, e proprio data da una donna!» Così dicendo fissò alla cintura il suo bel manganello e strizzando l’occhio al ragazzino allo sportello uscì accompagnata dal collega.

Nel frattempo il caporale continuava ad occuparsi del ragazzo: «No! tu non puoi!» Lo sentì dire, e il ragazzo insisteva:

«Ma perché non posso? Ho.. 18 anni… io! Ecco.. la carta di…di d’idettità

Decise infine di occuparsi della questione, dopotutto pensò, a nessuno deve essere preclusa la possibilità di frequentare il corso per entrare nella polizia. Si avvicinò allo sportello, con l’intento di consegnare senz’altro i moduli richiesti, ma non appena il caporale si spostò, vide meglio il ragazzo davanti a se e notò che la sua faccia, era illuminata da due occhietti azzurri, piccoli ed obliqui, quasi come un …piccolo… cinese.

Ma non era un cinesino, era biondo! Si rese conto di trovarsi davanti ad un ragazzo affetto da trisomia 21, quella che comunemente chiamano: Sindrome di down. (1)

Non sapeva più cosa dire, non voleva illuderlo, ma come spiegare all’interessato che il poliziotto deve essere in possesso di tutte le sue facoltà, non si può andare incontro ai criminali con una limitazione fisica!

Decise di prenderla alla lontana chiedendo i dati anagrafici e di residenza, poi gli spiegò che il corso era la cosa più difficile e dura che lui potesse immaginare.

Rimase comunque un po’ con lui a parlare dimenticando le incombenze che lo attendevano, gli piaceva quel ragazzo, Roberto, così si chiamava, il quale, pieno di entusiasmo affermava di essere pronto a superare tutte le difficoltà:

«Io… so fare il poliziotto! Ho… ho fiuto io!»

Il ragazzo parlava con una certa difficoltà, ma riusciva a farsi capire, e d’altronde Teddy ce la metteva proprio tutta per comprenderlo, poiché non voleva mortificarlo e da buon investigatore, ciò che non capiva, intuiva!

Intanto il tempo passava «ormai» si disse Teddy «mi conviene accompagnarlo a casa. Non senza avergli prima consegnato i moduli per la tanto sospirata iscrizione al corso allievi poliziotti! E poi… si vedrà!»

«Senti Roberto, io devo andare, vuoi uno strappo verso casa tua sulla macchina della polizia?»

«Siii!» fu la risposta.

Prese nota dell’ indirizzo ed uscì con lui dalla centrale pensando che forse in quel momento i genitori lo stavano aspettando con ansia, preoccupati per la sua assenza.

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